L’Italia, purtroppo, è una nazione alle prese con significativi problemi in ogni ambito della società civile: nessun settore, di fatto, ne è immune. Negli ultimi decenni, un tema molto dibattuto nel nostro paese riguarda il funzionamento dell’apparato burocratico , e non solo, della giustizia. D’altro canto, essa rappresenta un settore di vitale importanza per ogni democrazia che si rispetti. E il suo corretto funzionamento rappresenta uno dei cardini fondanti, in grado di regolare compiutamente la vita ed i comportamenti dei propri cittadini.
Durata dei processi: problema atavico del sistema giudiziario italiano
Non è casuale, quindi, che nel nostro paese sia un tema così fortemente dibattuto, in grado di contrapporre il potere politico, che emana le leggi, e quello giudiziario, al quale spetta il compito di attuarle. Negli ultimi anni, lo scontro fra queste due fazioni si è fatto talvolta esasperante, divenendo centrale nel dibattito pubblico: alcuni politici, infatti, accusano la magistratura di essere venuta meno al proprio compito di rendere effettive le leggi promulgate dal Parlamento.
In parole povere, al mondo giudiziario viene lanciata l’accusa di “fare politica”. Un dibattito spesso sterile, ma che ha avuto il merito, in taluni casi, di mettere in luce alcuni problemi atavici della giustizia italiana, talvolta denigrata a sproposito, ma che deve inevitabilmente migliorare in diversi aspetti.
Si pensi, ad esempio, alla lentezza dei processi, causata in alcuni ambiti, a dire il vero, proprio dalla leggi emanate dal Parlamento. La durata media italiana, comprensiva dei tre gradi previsti nell’ambito della giustizia civile, è quasi di otto anni. Tempi biblici, resi ancor più drammatici se paragonati con la media dei paesi dell’Unione Europea, dove la durata media del processo civile è poco meno inferiore ai quattro anni.
Soltanto la macchina burocratica della giustizia greca incorpora dei tempi più lunghi, con una media di quasi dieci anni. Le cose non vanno meglio neppure nell’ambito della giustizia amministrativa, chiamata a regolare le controversie fra lo stato e i propri cittadini. Anche in questo caso, infatti, i tempi medi italiani (quasi 1000 giorni) sono nettamente superiori a quelli della media dei ventotto paesi dell’Unione Europea: solo Cipro, Grecia e Portogallo accusano tempi meno celeri.
Errori giudiziari, un cancro da estirpare: 24000 casi in meno di trent’anni
La lentezza, però, è solo uno dei problemi che attanagliano il nostro sistema giudiziario. Un altro, forse ancor più grave, è rappresentato dai cosiddetti “errori giudiziari”, che provocano pene detentive a soggetti innocenti. Anche in questo caso, i numeri sono la migliore testimonianza di come il problema sia di enorme portata: dal 1992 ad oggi, infatti, si sono registrati 24000 casi di ingiuste detenzioni. Numeri bulgari, si suol dire, che devono portare l’intero sistema giudiziario ad una seria riflessione.
Le persone che subiscono queste ingiustizie, infatti, vedono la propria vita deteriorarsi sotto tutti i punti di vista: da quello economico, considerati i mancati introiti nel periodo detentivo, fino a quello psicologico. E se il primo talvolta può essere “compensato” sotto forma di risarcimento riconosciuto direttamente dallo Stato, il secondo, purtroppo, rischia di creare danni irreparabili, rovinando la serenità di un individuo.
Scontare una pena detentiva essendo consci della propria innocenza, d’altronde, è un peso difficile da sopportare. Ottenere un risarcimento, di conseguenza, potrebbe risultare un pagliativo dal punto di vista morale, ma è decisamente utile per riappropriarsi della propria vita e darle nuova linfa e vigore. In questi casi, di conseguenza, è fondamentale affidarsi a professionisti seri e qualificati, in grado di assistere umanamente e professionalmente il soggetto vittima di un’ingiusta detenzione.
Lo Studio Legale Moscato, in tal senso, rappresenta la soluzione ideale, grazie all’esperienza ultra-decennale ed uno staff competente ed in grado di affrontare, senza tralasciare l’aspetto umano, un tema assai delicato come quello degli errori giudiziari, dando modo al soggetto ingiustamente condannato di ricevere la giusta riabilitazione sociale, morale ed economica.