Diversi appassionati di Whisky sono convinti che non tutti abbiano le idee molto chiare tra i principali termini che vengono usati in questo ambito, ovvero single malt, blended e pot still. Ebbene, cerchiamo di capire alla perfezione cosa significhi ciascuno di essi e, in modo particolare, cosa sia il whisky single malt, visto anche il grande boom delle piattaforme che si occupano della vendita di questi prodotti, come si può notare su https://www.saporideisassi.it/80-whisky.
Il Single Malt
Si tratta nientemeno che della tipologia prediletta da parte delle distillerie che si trovano in Scozia. Questa particolare dicitura vuole mettere in evidenza ben tre aspetti. Il primo si riferisce al fatto che il distillato deve essere realizzato interamente con orzo maltato. Di conseguenza, se vengono ulteriori cereali, anche se in quantitativi estremamente limitati, pure lo 0,001%, non si può usare la denominazione di single malt.
Un altro aspetto molto interessante si riferisce al fatto che il whisky single malt deve essere oggetto di una distillazione sfruttando i classici alambicchi che sono costruiti in rame e, nello specifico, sfruttando quella che viene chiamata distillazione continua. Infine, il whisky deve essere oggetto di un altro processo, stavolta legato all’invecchiamento, che deve avere una durata pari ad almeno tre anni e un giorno.
Insieme a questi tre aspetti, ce n’è ancora un altro da tenere in considerazione, ovvero che l’intero whisky imbottigliato deve essere oggetto di una fase di distillazione effettuata da parte di un’unica distilleria. Per realizzare un single malt si possono sfruttare anche varie botti di invecchiamento con caratteristiche differenti, con due requisiti da soddisfare. In primis, il whisky deve necessariamente essere invecchiato almeno tre anni e un giorno e, in seconda battuta, gli anni di invecchiamento che sono riportati sull’etichetta devono riferirsi al whisky più giovane. Di conseguenza, se notate un single malt whisky invecchiato dodici anni, vuol dire che al suo interno ci sono dei whisky esclusivamente di malto, realizzati da una sola distilleria dove quello più giovane ha trascorso 12 anni in botte.
Single Grain e Single Cask
È molto complicato da trovare abitualmente il Single Grain, visto che viene sfruttato spesso e volentieri come ingredienti utile per la realizzazione dei blend. Detto questo, però, anche nel corso degli ultimi bisogna ammettere come pure il single grain sta risalendo all’attenzione dei consumatori e degli appassionati di whisky.
Proviamo a comprendere meglio quali siano le caratteristiche principali del single grain. Esattamente come avviene per il single malt, anche il single grain deve subire un processo di distillazione e di imbottigliamento da una sola distilleria. Inoltre, può essere formato da frumento (ovvero grano), ma anche da differenti quantità di altri cereali, come ad esempio l’orzo maltato oppure l’orzo non maltato. Deve subire, infine, un processo di invecchiamento pari ad almeno tre anni e un giorno.
Il Single Cask, invece, in base a quanto si può notare dalla definizione, presenta diversi aspetti in comune con un single malt oppure ad un single grain. In effetti, c’è la possibilità di avere dei single cask di entrambe le tipologie, mentre la sola differenza è rappresentata dal fatto che tutto il whisky che si può rinvenire all’interno della bottiglia arriva solo ed esclusivamente da una botte.
Una volta che si procede con l’apertura della botte, ecco che il contenuto viene versato all’interno delle bottiglie: una volta che finisce sia la botte che le bottiglie, ecco che quel whisky è terminato. In poche parola, si può considerare come davvero il prodotto più simile rispetto a quello che si potrebbe gustare entrando in una distilleria, aprendo una botte e bevendo un bicchiere di whisky.