L’oggetto del nostro approfondimento odierno è un argomento che interessa un numero sempre più cospicuo di persone. Tratteremo, infatti, di spedizioni e, nella fattispecie, di resi agli e-commerce.
Il fenomeno in questione – quello degli store online – si rivela particolarmente diffuso in territorio nazionale e non solo. Grazie all’avvento della tecnologia e all’utilizzo di device sempre più performanti e alla portata di tutti, infatti, nel mondo degli e-commerce, oggi, non c’è più spazio soltanto per i giganti d’oltreoceano, con moltissime realtà territoriali e PMI che si sono messe in gioco in questo nuovo paradigma.
Per quanto stimolante possa essere, comunque, fare e-commerce non è un gioco da ragazzi come millantato in rete da moltissimi sedicenti imprenditori. Sono diversi, infatti, i fattori da tenere in considerazione per far quadrare i conti in un business del genere e, tra questi, ci sono le percentuali di resi che gravano pesantemente sul bilancio. Una buona parte dei resi in Italia viene fatta a causa di merce danneggiata; pertanto se si è titolari di un e-commerce è buona prassi avere cura della realizzazione dei pacchi e utilizzare dei materiali di riempimento per fare un imballaggio che assicurino la giusta protezione da urti e sballottamenti in modo tale da limitare le probabilità che gli articoli subiscano danni durante il trasporto.
Al di là di questo, comunque, ci sono molteplici aspetti che giustificano il reso della merce all’interno di un e-commerce e, per quanto arginabile, il fenomeno non è mai completamente eliminabile. Per questo motivo, è bene fornire alcuni dati utili per poter comprendere l’entità della dinamica, permettendo alle imprese di settore di agire nei confronti della stessa, tenendo conto che nel 2020, la stima del valore di tutti i resi globali è stata di 490 miliardi di euro. Scopriremo, nelle prossime righe, il dettaglio sullo studio effettuato da Twenga, concentrandoci sulla situazione italiana in fatto di resi registrati dagli e-commerce.
I dati sui resi a livello globale: tutto ciò che c’è da sapere
Lo studio ha, entrando nel merito della questione tecnica, operato un confronto tra le percentuali di ordini e resi, focalizzandosi sui Paesi Europei. In questo modo, è stato anche possibile ricevere una panoramica relativa alle attitudini degli acquirenti online europei nei confronti della restituzione della merce acquistata sugli store online. In Europa, la nazione più propensa a rendere la propria merce è la Germania, con un 53% abbastanza preoccupante.
Subito sotto si trova l’Olanda, al 52%, la Francia al 45% e l’Italia, a pari merito con la Spagna al 43%. Seguono Gran Bretagna, Belgio e Polonia, rispettivamente, con il 40%, il 38% e il 32%.
I dati vengono confermati dal fatto che, in Italia, i consumatori tendono a scegliere gli e-commerce in funzione delle loro politiche di resi come uno degli indicatori principali. Inoltre, la tendenza nord-europea nei confronti di questo fenomeno trova una discriminante nella trasparenza dei dati dovuta, in buona parte, al reddito pro-capite più elevato nei suddetti Paesi.
Il dettaglio dell’indagine sull’Italia
Per quanto riguarda la soluzione italiana, tra le categorie merceologiche dove il reso è più frequente troviamo con il 10.9%, il settore della moda. In genere, gli utenti italiani tendono a rendere i prodotti che ordinano in ambito fashion per questioni di taglia o per cambiamenti di gusto o di aspettative all’arrivo della merce a casa.
Questo settore è il primo per resi gestito anche a livello europeo, anche se le percentuali cambiano e aumentano quando si prende di riferimento l’Italia. Fenomeni come il wardrobing si presentano come le aggravanti più consistenti per questi comportamenti. Dopo il fashion, in Italia, si trovano l’elettronica e i libri.