Tassazione dei dividendi e differenza tra aziende italiane ed estere

Chi investe in azioni, ed è residente in Italia, è chiamato non solo a pagare le tasse sui guadagni di Borsa, ovvero il cosiddetto capital gain, ma pure le imposte sugli eventuali dividendi percepiti. In più, sempre in materia di tassazione dei dividendi, c’è pure una grossa differenza tra i dividendi percepiti su azioni italiane, e le cedole incassate, invece, da titoli di società estere.

Dividendi aziende italiane ed estere, ecco le aliquote

Nel dettaglio, per chi risiede in Italia, ed incassa i dividendi di società italiane, lo Stato preleva a titolo di imposta il 26% della cedola lorda incassata. Mentre per i dividendi di società estere questo prelievo è preceduto da una ulteriore tassazione alla fonte la cui aliquota standard è pari al 15%.

Le Convenzioni Internazionali sulla doppia imposizione fiscale

Come spiegato dal sito facethejungle.com, quella del 15%, sui dividendi che vengono erogati da società estere è un’aliquota massima che viene applicata sulla base di Convenzioni Internazionali, tra i Paesi del mondo, contro le doppie imposizioni fiscali.

Senza queste convenzioni, infatti, un investitore italiano che, per esempio, comprerebbe le azioni della tedesca Allianz, pagherebbe una ritenuta alla fonte sul dividendo superiore al 15% per poi essere ulteriormente stangato con il 26% di ritenuta sul capital gain attualmente vigente in Italia.

Quando investire sui dividendi è poco conveniente

In alternativa, senza questi accordi internazionali, nei casi limite, tra la tassazione nel Paese della società di origine, e l’aliquota sul capital gain in Italia, fatto 100 il dividendo loro incassato l’investitore/risparmiatore rischierebbe di portare a casa al netto poco più della metà. Ed in tal caso è chiaro che comprare titoli azionari di società estere che pagano buoni dividendi sarebbe palesemente ed oggettivamente poco conveniente.

Come pagare le tasse sui dividendi? Il regime amministrato e quello dichiarativo

Chiarito il concetto della doppia imposizione fiscale sulle cedole staccate da azioni di società estere, a questo punto è lecito chiedersi in che modo andare a pagare le tasse sui dividendi. Supponendo di avere un conto di trading online aperto con un broker italiano, oppure con una banca italiana, l’investitore sui dividendi, e su ogni altra plusvalenza, può optare per il regime amministrato oppure per il regime dichiarativo.

Con il regime amministrato è l’intermediario a fungere da sostituto di imposta, e quindi l’investitore non deve fare nulla in quanto sarà la banca o il broker a prelevare le tasse da pagare ed a girarle all’Erario. Mentre con il regime dichiarativo spetta all’investitore dichiarare al Fisco i guadagni di Borsa facendo i conti a fine anno solare e procedendo con la compensazione tra plusvalenze e minusvalenze.

In linea di massima il regime amministrato su dividendi su titoli italiani ed esteri, e sul trading online in Borsa, è da preferire quando si fanno poche operazioni l’anno, giusto la media di una al mese per fissare le idee. Mentre il regime dichiarativo è più conveniente quando il trading e l’incasso di cedole nel corso dell’anno è a più alta frequenza.