La situazione dei negozi in Italia è all’insegna di numeri non certo positivi. C’è chi sceglie di lanciarsi nell’avventura imprenditoriale del punto vendita fisico, approfittando dei prezzi favorevoli della rilevazione di attività già avviate in contesti come Milano, ma anche di strumenti di qualità come il portale Immobili Ovunque, dove è possibile trovare immobili commerciali in vendita in tutta Italia selezionati solo da agenti immobiliari referenziati e chi, invece, abbassa la serranda.
Nel corso dei primi tre mesi di quest’anno, sono stati circa diecimila le attività commerciali al dettaglio i cui proprietari hanno deciso di dire la parola “Basta”.
In media, si parla della chiusura di circa 4 negozi ogni ora, il tutto a fronte di un aumento esponenziale dei numeri delle consegne online.
A lanciare il grido di allarme in questione ci hanno pensato, lo scorso giugno, gli esperti di Confesercenti. Secondo le loro previsioni, ora della fine del 2024 si parlerà di un incremento del 13% rispetto all’anno precedente.
Per quanto riguarda, invece, i numeri delle spedizioni, le previsioni parlano di una cifra a dir poco ragguardevole, superiore ai 730 milioni.
Parlando, invece, del numero di pacchi, si parla di 84 mila colli ogni ora.
A dare il colpo di grazia a molti negozi hanno dato un contributo anche fattori come la generale perdita di potere d’acquisto in Italia.
Se si dovesse continuare con questo ritmo di chiusure, si parlerebbe di chiusura per 18 negozi al giorno in media.
Indice contenuti
Desertificazione commerciale: la zona d’Italia con i dati peggiori
I dati appena menzionati riguardano la media nazionale. La situazione, a livello locale, è caratterizzata da un’ampia varietà. Un esempio interessante da chiamare in causa è quello di Milano dove, come evidenziato nella primavera dello scorso anno dal sindaco Beppe Sala, dal 2018 al 2023 sono cresciute del 7% le aperture di attività commerciale sul territorio, molte delle quali attive nel commercio al dettaglio di prossimità, un valore non solo economico, ma anche sociale.
L’impatto sulle entrate fiscali
I numeri in picchiata dei negozi fisici in Italia hanno avuto e stanno continuando ad avere un impatto non indifferente sulle entrate fiscali.
Guardando questa globalità dal 2014, si può parlare di ben 5,2 miliardi di euro in meno di tasse.
La situazione nel primo trimestre 2024
Tornando ai numeri delle aperture e delle chiusure, è bene ricordare che, nel corso dei primi tre mesi del 2024, in Italia hanno fatto registrare la sparizione 9828 negozi. Si tratta di un numero che fa riflettere, in quanto superiore di 1000 unità rispetto al medesimo periodo dello scorso anno.
Sui numeri in calo pesano sia le vere e proprie chiusure, oltre 17 mila nell’arco di tempo compreso tra gennaio e marzo di quest’anno, sia le battute d’arresto nell’avvio di nuove imprese.
A frenare le nuove iniziative intervengono innanzitutto fattori come la concorrenza delle grandi piattaforme online, al centro di diverse polemiche anche per via del loro trattamento fiscale in Europa.
Quali sono i settori più colpiti?
A questo punto, non rimane che chiedersi quali siano i settori più colpiti. A fronte di un generale aumento delle aperture di nuovi ristoranti – i numeri in merito cambiano drasticamente a seconda della zona del Paese interessata – si ha a che fare con una vera e propria perdita di quota dei numeri dei bar.
Molti di questi esercizi, anche sulla spinta del turismo di massa, a sua volta connesso al boom degli affitti brevi, negli ultimi anni hanno cambiato codice ATECO, virando verso il settore della ristorazione.
Degno di nota, come evidenzia un’indagine di Confcommercio, è il caso dei negozi di alimentari che, dopo un momento di crisi attorno al 2012, anche grazie ai sussidi istituzionali del periodo del Covid hanno iniziato a riprendere quota nel 2023.